SABATO, 19 GENNAIO 2008
"Expomilano 2015, piccole idee per grandi sciagure"
Pubblichiamo due interventi relativi all'Expomilano 2015. Si tratta di un progetto mastodontico che si inserisce nella grandeur infrastrutturale da qualche anno perseguita a tutti i livelli delle amministrazioni locali insieme a grandi gruppi imprenditoriali. Sono progetti che seguono in realtà piccole idee ottuse e scomposte di sfruttamento e consumo dell'ambiente e del territorio. Noi preferiamo grandi idee e coraggiose che non consumino beni comuni e che sappiano ricollocare lo sviluppo nell'alveo della ragione e dell'umiltà. La proposta, presentata anche nel blog, che segue il pensiero di Serge Latouche circa la crescita lenta e lo sviluppo alla portata delle relazioni ambientali e del singolo individuo, trova un terreno fertile nei movimenti a difesa del territorio che anche nel pavese si sono di recente formati. Ricordiamo, per esempio, il movimento di cittadini contrario alla costruzione dell'autostrada Broni-Mortara, per la difesa di una trasformazione territoriale che non ponga al centro gli interessi speculativi. Gli interventi a tutela del territorio come bene comune si susseguiranno anche su questo blog, a partire, come abbiamo già fatto, dalla trasformazione delle aree urbane dismesse. Come si è visto e si vedrà, è un tipo di modificazione territoriale in stretta relazione con il destino che le amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra hanno decretato per questo territorio: Pavia sarà solo il sud di Milano, spazio entro cui collocare i servizi logistici, con il coronamento dei centri commerciali. Vecchi e nuovi assi viari saranno al servizio di infrastrutture logistiche (interporti, piattaforme, magazzini, ecc.).
Il primo breve intervento è del metereologo Luca Mercalli, il quale da tempo sta seguendo ciò che accade nella nostra provincia. Mercalli cita un saggio importante di Jared Diamond, Collasso, edito da Einaudi nel 2005, che ha come sottotitolo "Come le società scelgono di vivere o di morire". Diamond è anche autore di un altro saggio, imperdibile, dal titolo "Armi, acciaio e malattie", breve storia delle società complesse e di come tramite pochi strumenti abbiano nel corso della storia distrutto società non dotate di strumenti quali la scrittura e le armi da fuoco. Il secondo intervento riguarda un documento diffuso dal fronte del "NO" all'Expo 2015 di Milano.
(Irene Campari)
Sostituire i muscoli al cervello
"Jared Diamond apre il suo saggio "Collasso" con la storia del popolo dell‚Isola di Pasqua che ingaggia una futile gara per la costruzione di enormi statue di pietra ˆ i Moai ˆ e intanto devasta le sue foreste fino all'ultimo albero, segnando la fine della sua stessa civiltà. Mi sembra che per Milano, già piena di problemi ambientali, pensare all'Expo 2015 sia un po' come ostinarsi a costruire statue sempre più grandi mentre l‚ultimo albero sta per cadere sotto le motoseghe. E' finita l‚epoca del gigantismo infrastrutturale permesso dal petrolio facile. Ora incombono scarsità energetica e di materie prime, crisi climatica, cementificazione del suolo agrario, eccessiva densità demografica su un territorio traboccante di infrastrutture. E' il momento dell'efficienza, ottenere il massimo con la minima dissipazione, riutilizzare le aree dimesse. E' ora di sostituire ai muscoli il cervello, affinché l'Expo, con le sue torri, i suoi cristalli, i suoi milioni di metri quadri di cemento, i suoi 124.000 posti letto, i suoi 160.000 visitatori al dì, inclusi 160.000 scarichi del cesso e 160.000 rifiuti, e soprattutto i suoi miliardi di euro che potrebbero essere impiegati per azioni più sagge, non diventi domani un moai su un'isola deserta".
Luca Mercalli
Le ragioni del NO
Expomilano 20015: una sciagura da evitare
A sentire le grancasse mediatiche, opinionisti e politici di ogni risma, sembrerebbe che i fessi siamo noi. Ma come? Siete contrari che Milano torni alla ribalta mondiale? Non volete l’Expo 2015 che farà tornare la nostra città e la Lombardia al centro del mondo?
E in effetti amministrazioni pubbliche, soggetti privati, istituzioni, ce la stanno mettendo tutta per guadagnarsi in maniera unanime, acritica e fideistica il consenso dei milanesi. Ma del resto in questa città ormai è facile, basta gettare un po’ di fumo negli occhi, “vendere” un po’ di luoghi comuni e di promesse mirabolanti per guadagnarsi il consenso….
Ma se proviamo a guardare meglio dentro la scatola Expo scopriremmo che non solo i milanesi, ma osiamo dire, tutti gli abitanti della ValPadana avrebbero di che preoccuparsi e buoni motivi per opporsi da subito al “mostro”.
La candidatura di Milano e il progetto presentato
La candidatura all’Expo 2015 e il progetto di massima presentato confermano tutta la povertà politica, urbanistica e prospettica di chi ci governa e amministra ai differenti livelli istituzionali e la miopia delle classi dirigenti e imprenditoriali.
Di fronte a un modello socio-economico che ha portato il nostro territorio al collasso (ricerche di disparati enti sovranazionali indicano la ValPadana tra le regioni più inquinate del globo) e a decenni di scelte amministrative basate su grandi opere, grandi eventi, ridisegno di Milano ad opera e beneficio del potere economico-finanziari e a discapito di tutti noi che viviamo, lavoriamo, respiriamo a Milano e in Lombardia.
Di fronte ad una crisi globale del modello economico che vede nel mercato e nello sfruttamento illimitato dei beni comuni (aria, acqua, suolo, sottosuolo) l’unica via; perché insostenibile socialmente, ambientalmente, per scarsità delle risorse primarie.
Di fronte all’evidenza che i grandi eventi costano tanto, durano poco e lasciano più “rovine” che vantaggi (soprattutto per il 99% di persone che non avranno alcun beneficio diretto dall’Expo 2015….) e memori dell’esempio attuale della Fiera di Rho-Pero: sottoutilizzata, ambientalmente devastante, fonte di precarietà e lavoro nero per molti e di speculazione per pochi….
Ecco la soluzione:……un nuovo grande evento… il più grande….e per la cui realizzazione servono tante belle grandi opere…..e tanto cemento….e tanti prefinanziamenti ai progetti… per la felicità di banche, costruttori, finanzieri, speculatori vari….e chissenefrega se milioni di mq di terreni agricoli saranno cementificati, se aumenterà l’inquinamento e la nocività del vivere a Milano e in Lombardia….qualche morto nei cantieri lo metteranno in conto, come per gli altri progetti che servono a rilanciare Milano, la Milano di pochi, esclusiva, modello Downtown di tanti film americani, dei tanti progetti in corso (Citylife, Santa Giulia, Portello, Garibaldi-Repubblica, etc); torri scintillanti e giardini pensili di lusso. Intanto le periferie muoiono socialmente, culturalmente; precari e pendolari (quando non entrambe le cose…) cercano di sopravvivere alla lotta quotidiana; i bambini nascono già ammalati di inquinamento e…..lasciamo a voi aggiungere.
Non abbiamo bisogno di grandi eventi e grandi opere ma ti tante risposte e soluzioni a piccoli e grandi bisogni e problemi quotidiani.
Non ci interessa una città esclusiva vogliamo una città per tutti a misura di bambino.
Non ci interessano superautostrade per correre più veloci verso la catastrofe ambientale….vorremmo lentamente muoverci ridendo dentro le nostre vite quotidiane…
L'imbroglio del tema
Per meglio incantare i serpenti la candidatura di Milano si esplicita con il titolo ambizioso “Nutrire il Pianeta – Energia per la vita”.
L’Expo 2015 dovrebbe essere secondo loro la vetrina dove da tutto il mondo rappresentare l’eccellenza in campo agro-alimentare, delle tecnologie e delle ricerche in quest’ambito, della buona alimentazione che fa bene all’organismo…..si quello (e nemmeno quello visto i cibi plastificati che ci vengono quotidianamente offerti e pubblicizzati) del 10% della popolazione mondiale che vive alla grande sulle spalle del rimanente 90% che spesso non solo mangia male, poco o per niente, ma nemmeno può bere acqua.
Nella proposta di candidatura di questo non si parla. Perché eventi come l’Expo sono funzionali e simboliche del modello economico vigente, la globalizzazione neoliberista. Non ci può essere spazio per la critica se non all’interno delle compatibilità con il mercato, il profitto, gli interessi delle corporations multinazionali.
E allora nessuna critica all’impiego nell’agricoltura di organismi geneticamente modificati, di sementi ibride; nessuna critica all’imposizione della monocoltura che impoverisce il suolo e affama i contadini; nessuna messa in discussione del modello agro-alimentare industriale vigente che devasta l’ambiente, deforesta, affama, inquina.
Il ricatto occupazionale
E’ un classico: ci vuole l’Expo 2015 perché crea posti di lavoro…65.000 secondo quanto sostengono i promotori della candidatura.
Peccato che la stragrande maggioranza saranno opportunità di lavoro e non posti:
- sarà precario, subappaltato, in nero il lavoro nei cantieri come prassi quotidiana impone; un trionfo per caporali e speculatori vari, una sciagura, una tragedia per i troppi che rimarranno vittime di infortuni (non vogliamo gufare nessuno ci limitiamo a proiettare ciò che è quotidianità nel settore edile e nella cantieristica);
- saranno a termine le occupazioni durante le rassegna visto che la stessa durerà solo sei mesi;
- saranno precari o in nero (come accade oggi in Fiera) tutte le occupazioni negli spazi espositivi che rimarranno dopo l’Expo.
Nel frattempo, come già accade, i suoli nella zona interessata salgono di valore, e chissà mai che qualche lungimirante imprenditore (o pseudo tale) non decida di svendere bottega e operai a qualche bella immobiliare e rifarsi l’attività dove costa meno….quanti posti di lavoro si perderanno così?
L'impatto sul territorio
Per quanto quello presentato sia un progetto di massima, è evidente l’impatto che l’Expo avrà sul territorio. Un territorio vasto che non si limita a Milano. Si perché parlare di Expo 2015 non vuol dire solo le strutture direttamente coinvolte nella rassegna.
L’Expo 2015 diventa occasione e fine ultimo per tutta una serie di interventi legati ad infrastrutture per la mobilità e la riconferma che il nostro destino è morire soffocati dai gas di scarico, o travolti dalle merci.
Perché di fatto con la giustificazione dell’Expo non si fa altro che completare la trasformazione di un territorio ampio che va dal Piemonte al Veneto, dalle Prealpi al Po, in un unico conglomerato dedito alla logistica e allo smistamento di merci, nonché alla loro commercializzazione in spazi sempre più grandi e diffusi. La ValPadana e i suoi circa 10.000.000 di abitanti trasformata in un grande centro intermodale per i trasporti, con autostrade che la solcano in ogni angolo a collegare centri commerciali, interporti, grandi infrastrutture; i nostri diritti alla salute, ad un territorio libero dal cemento, ad una mobilità sostenibile, a beni comuni fruibili, puliti, accessibili a tutti spariti diventiamo consumatori e solo come tali abbiamo voce in capitolo….e neanche troppa….
Ecco i numeri:
- 1.700.000 mq di superficie per realizzare il sito dell’Expo adiacente all’attuale Fiera di Rho-Pero
- 2.100.000 mq di superficie per possibili strutture di servizio e supporto all’Expo sull’area ex-Alfa Romeo di Arese
- opere ricettive per un fabbisogno stimato di 124.000 posti letto al giorno
- opere per la mobilità per far viaggiare i 160.000 visitatori al giorno previsti e le merci del caso, in particolare
1. realizzazione della terza pista a Malpensa e collegamento diretto Malpensa-Fiera
2. parcheggi presso il sito Expo e in corrispondenza di nuovi centri di interscambio
3. realizzazione stazione TAV tratta Lione-Torino-Milano presso la Fiera
4. realizzazione 4^ linea metropolitana da Linate al Giambellino
5. nuove tangenziali per Milano (la nuova Est più esterna, il completamento a Nord dell’anello)
6. realizzazione delle autostrade Pedemontana e BreBeMi
7. nuovo raccordo A4 Boffalora-Malpensa
- 1,6 miliardi di Euro di costi diretti per realizzare il sito dell’Expo (di cui 800 milioni di denaro pubblico)
- svariati miliardi di Euro (si suppone pubblici) per realizzare le altre opere suddette.
Insomma strade, strade, parcheggi, alberghi e TAV….e le risorse per la mobilità sostenibile? I soldi per il trasporto locale? Le piste ciclabili? I parametri di Kyoto?…..parole parole parole….
Tanti buoni motivi per dire NO all'Expo e subito
Perché il 2015 è lontano ma già nel 2008, se a Milano assegnano l’Expo 2015, partiranno le procedure e nel 2009 apriranno i cantieri.
Perché il lavoro da fare è enorme visto la sproporzione delle forze e dei mezzi in campo e la possibilità d’accesso ai media.
Perché per molte delle opere connesse e ritenute necessarie all’Expo, i lavori sono iniziati o iniziano a breve (non solo la Tav, ma anche la BreBeMi).
Perché è necessario costruire una rete diffusa a tutto il territorio interessato che colleghi la lotta locale all’Expo.
Perché vogliamo smontare le ragioni dell’Expo e i relativi progetti con una piattaforma rivendicativa e alternativa che parta dal territorio mettendo assieme le vertenze locali e divenire la linfa del movimento contro l’Expo.
Agosto 2007
www.noexpo.it
info@noexpo.it
noexpo@libero.it
Abbiamo letto, con molta sorpresa, quanto ha scritto l'onorevole Angelo Zucchi, esponente del Partito Democratico, in merito all'EXPO 2015 che potrebbe svolgersi a Milano. A noi pare che neppure l'illustre onorevole pavese abbia colto le grosse problematiche che dietro l'EXPO 2015 si celano e le grandi contraddizioni che tale evento aprirebbe su un territorio come la Provincia di Milano e non solo. Proveremo ad elencarle.
Milano è la città favorita ad ospitare l'EXPO 2015. La decisione sarà presa entro il marzo del 2008. Il sito scelto è adiacente alla Fiera tra i Comuni di Milano, Bollate, Rho e Pero. Sarà un affare enorme (altro che opportunità caro on. Zucchi!), un grande evento commerciale simbolo dell'economia globalizzata e del prevalere dei mercati sulla politica e la società. Alcuni dati, per capire le quantità in gioco, sono illuminanti: 4 miliardi di euro di investimenti (di cui 1,4 miliardi di euro pubblici), un milione e 700 mila metri quadrati di suolo provinciale consumati in nuove cementificazioni, 160.000 automobili giornaliere previste per centoottanta giorni; realizzazione della TAV, Pedemontana, Brebemi, 2 nuove tangenziali a Milano, Broni-Casale e Boffalora-Malpensa); terzo terminal a Malpensa; alberghi, parcheggi, poli logistici di servizio.
Una macroregione che va da Torino a Verona, già oggi tra le più inquinate e congestionate d'Italia, alterata in maniera irreversibile.
Sarà, caro on. Zucchi, un grande business per le speculazioni edilizie sulle aree, la costruzione e la gestione dell'evento: un affare per i soliti, noti, pochi furbetti (Fiera, immobiliari, multinazionali, imprese di costruzioni). Un guadagno sicuramente effimero, precario, magari in nero, per chi lavorerà. Un territorio sacrificato all'utopia di rilanciare il prestigio di Milano nel mondo con un grande evento, che finirà per essere fine a se stesso, non affrontando i problemi di chi vive, lavora, studia su un territorio così vasto, inquinato e sfruttato.
Non è infatti un caso che tutto questo stia avvenendo senza la minima consultazione dei territori interessati dall'evento, nell'unanimismo più totale delle istituzioni e nella disinformazione "scientifica" più completa nei confronti di chi pagherà per sempre le conseguenze di tutto questo. L'esempio più ridicolo e preoccupante ci è dato dal Sindaco di Baranzate che ha scoperto, per caso, guardando i plastici di presentazione sull'EXPO a Milano, che sul suo Comune verrà costruito un grattacielo di 60 metri. Il Sindaco ha preso carta e penna ed ha scritto chiedendo di essere interpellato e non, certamente, per raccontare che l'EXPO 2015 è una grossa opportunità!
E il tema proposto per l'evento (Nutrire il Pianeta, energia per la vita) resta un titolo vuoto senza critica al modello agro-alimentare imposto dalla globalizzazione neoliberista, fatto di OGM, monocolture, sementi ibride, cibi massificati e plastificati; un modello che affama tre quarti del pianeta, inquina e distrugge la bio-diversità ed arricchisce solo le grandi imprese del settore. Nessun accenno al fallimento delle politiche e delle campagne alimentari degli organismi internazionali: anzi, molti di loro saranno presenti all'evento universale EXPO 2015 sotto l'ipocrita titolo "nutrire il pianeta, energia per la vita", pronti ad offrire altre opportunità, dopo tutte quelle che già "offrono tanto generosamente ogni giorno" sul globo terrestre.
L'EXPO non è quello che serve ad un territorio ammalato, sfruttato ed inquinato come quello di Milano e limitrofi. Non è quello che serve a milioni di donne e uomini che quotidianamente combattono la loro "lotta per sopravvivere" nella nostra regione ad un modello di sviluppo ambientale, urbanistico, economico e sociale sempre più invivibile, nella Milano dei grattacieli esclusivi e delle speculazioni edilizie, sempre più cara, sempre più grigia, egoista e socialmente morta.
Paolo FORNELLI
Segretario provinciale PdCI Pavia
Luca GUERRA
Capogruppo PdCI Provincia Milano